domenica 17 luglio 2016

i fratelli coltelli dell'Avana (il Venerdì di Repubblica, 1 luglio 2016)





Omero Ciai


Ora che l'opera è compiuta, dopo che la pace con l'America di Obama ha concluso l'ultima guerra fredda del Novecento, si potrebbe tornare con la memoria a un pomeriggio del 1959, era il 27 aprile, quando Fidel e Raúl erano, come oggi, su sponde opposte, ma esattamente rovesciate. Lo scenario è un albergo di Houston, Texas, il Sahamrock, in una stanza dell'ultimo piano, dove si svolse una delle tante, memorabili, risse tra i due fratelli della rivoluzione cubana. Raúl era partito dall'Avana, con sua moglie Vilma Espín, e lo storico capo dell'intelligence, Manuel Piñero - Barbaroja -, con l'obiettivo di raggiungere Fidel alla fine del suo primo, storico e trionfale, viaggio negli Stati Uniti come nuovo líder maxímo dei "barbudos" che avevano liberato Cuba, e convicerlo a rientrare subito in patria per annunciare la svolta filo sovietica del nuovo governo. All'epoca, Raúl e Che Guevara, i due comunisti del direttorio rivoluzionario, temevano che Fidel avesse intenzione di trattare con gli americani e volevano che rompesse subito le relazioni dell'isola con la vicina potenza imperialista. Fidel considerava il tutto molto prematuro e, come sempre nelle litigate con Raúl, vinse anche quella volta. Nel penthouse del Sahamrock volarono molte parolacce ma alla fine il comandante en jefe proseguì il suo viaggio, da Houston andò a Buenos Aires, mentre Raúl tornò a casa bastonato e deluso. Per la svolta socialista avrebbe dovuto aspettare due anni. Fidel la dichiarò nell'aprile del 1961, alla vigilia della "Baia dei Porci". 

La leggendaria sudditanza psicologica di Raúl Castro verso il fratello maggiore è durata fino all'estate del 2006 quando Fidel, ottantenne, è stato costretto a cedergli il potere dopo un intervento chirurgico per i diverticoli nell'intestino, a causa dei quali, per la seconda volta, ha rischiato di morire.  Da quel momento, il piccolo Raúl, il figlio preferito di mamma Lina Ruz, più di Ramón, il maggiore, e di Fidel, il più forte, si è preso un sacco di vendette. Un ex amico intimo del presidente cubano, oggi in esilio, dice che quello di Raúl è stato come un "colpo di Stato" al rallentatore, durato più di 56 anni, ma costruito dietro le quinte con dedizione e perseveranza. Negli ultimi dieci anni, Raúl ha fatto tutto quello che Fidel gli aveva impedito di fare per mezzo secolo. Dalle riforme economiche a quelle politiche, fino alla pace con gli Stati Uniti, abbandonando senza troppe esitazioni l'universo geopolitico costruito dal fratello che, all'inizio del Duemila, aveva ritrovato nuova linfa con la fratellanza strategica del Venezuela di Hugo Chávez. Fidel è un sognatore che inseguendo la chimera del socialismo ha regalato fame e carestia all'isola, come il periodo especial degli anni Novanta -. Raúl un pragmatico che per perpetuare il potere riforma il sistema. Chi li ha conosciuti entrambi sostiene che Raúl è stato sempre "innamorato" di Fidel che, da fratello maggiore, lo ha spesso protetto ma umiliandolo, prendendolo in giro e imponendo sempre, con violenza e aggressività, le sue volontà. Alcibiades Hidalgo, che è stato a lungo segretario personale di Raúl, racconta che quando si scontrava con Fidel - nel palazzo della rivoluzione i loro uffici era collegati da un lungo corridoio custodito da guardie armate -, il numero due di Cuba lasciava l'Avana per rifugiarsi dall'altra parte dell'isola, nella provincia di Santiago, territorio della sua infanzia e degli anni della guerriglia, dove s'abbandonava alla depressione e all'alcol. "A volte - racconta Hidalgo - dopo una lite scompariva per settimane". 

Un conflitto sentimentale e politico che ha attraversato i lunghi decenni del regime castrista a Cuba. Dai primi anni, quando Raúl si schierò subito con Che Guevara contro i non comunisti come Camilo Cienfuegos e Huber Matos; alle relazioni con l'Urss, cui Raúl fu sempre molto più fedele che Fidel; fino ai tempi della glasnost e della perestrojka, alla fine degli anni Ottanta. All'inizio, infatti, Raúl fu gorbacioviano. E suo sodale era l'ideologo del partito, Carlos Aldana, che Fidel destituí, in una notte, quando decise che era meglio opporsi alle riforme sovietiche di Gorbaciov. Come migliore amico di Raúl era il generale Ornaldo Ochoa, processato e fatto fucilare da Fidel nel 1989, perché tramava contro di lui. In ogni crisi c'è sempre stato il richiamo del sangue, e Raúl ha scelto il legame con Fidel sopra a qualsiasi altro. Fino alla fine quando è diventato lui il numero uno. Non è un segreto a Cuba che quando si ristabilì dall'operazione all'intestino, all'inizio del 2007, Fidel volle tornare a dirigere il Paese perché si rendeva conto che, come scrittore, con le sue riflessioni pubblicate dal Granma, l'organo del partito, non aveva più molta influenza sul destino dell'isola. Ma Raúl gli aveva già fatto il deserto intorno, epurando tutti gli uomini del fratello dai posti di responsabilità. Con Fidel governavano soprattutto i civili, con Raúl presero il potere tutti i militari che aveva formato mentre era capo delle Forze armate. L'industria e il turismo passarono sotto il controllo dei generali, nuovi manager e oligarchi di Cuba. 

Anche nelle attitudini personali, Fidel e Raúl sono molto diversi. Raúl ha sempre cercato di riparare quello che Fidel distruggeva. A cominciare dalle famiglie. Ha sempre fatto da padre ai figli dispersi di Fidel. Per esempio a Fidelito, il figlio che suo fratello ebbe dalla prima moglie, Mirta Diaz Balart, che è crescito nella famiglia di Raúl, insieme a tre femmine, Deborah, Mariela e Nilsa, e a un maschio, Alejandro, che oggi è il capo dei servizi segreti cubani e si profila già come un probabile erede. E basta leggere il bel libro di Alina Fernandez, la figlia illegittima di Fidel che scappò negli Stati Uniti,  per ritrovarci le dolcezze e le attenzioni di Raúl alla nipote adolescente che babbo Fidel evitava d'incontrare. Le famiglie Castro, per espresso volere di Fidel sono state sempre ermeticamente separate. Nell'ossessione per la segretezza e la sicurezza del líder maxímo c'era una spiegazione come quella che per decenni ha impedito che i due fratelli viaggiassero sulla stessa auto o sullo stesso aereo. Se accadeva qualcosa a Fidel, c'era Raúl per prenderne il posto. Ma della separazione familiare, Raúl ha sempre sofferto. Tanto che, come ricorda ancora Hidalgo, il giorno che i due Alejandro, uno figlio di Fidel e l'altro di Raúl, si conobbero per caso, quest'ultimo, emozionato dalla notizia, decise di organizzare una grande festa per celebrare l'incontro fortuito. La dedizione familiare di Raúl, completamente assente in Fidel, ha causato al minore dei Castro anche qualche problema. Raúl ha sempre conservato qualche forma di relazione con i membri della famiglia che hanno lasciato l'isola socialista. Come sua sorella Juanita, che fuggì a Miami, dopo aver lavorato per la Cia contro Fidel, o come Mirta, la prima moglie di Fidel, che si esiliò in Spagna. Dalia Soto del Valle, la seconda moglie di Fidel, non ha mai gradito l'affetto di Raúl per Mirta. Così, quando un medico consigliò all'allora numero due del regime, una bella nuotata mattutina per alleggerire i dolori alla schiena e Raúl fece chiamare l'unico luogo di Cuba dove c'era una piscina riscaldata d'inverno, il Cimeq, gli spiegarono che non poteva andarci perché era riservato alla First Lady, Dalia. "Non vorrà mica incontrare sua cognata in costume?".