venerdì 31 gennaio 2014

Buenos aires fine gennaio 2014

BUENOS AIRES - L'ingresso della Banca centrale a Buenos Aires è un tempietto neoclassico di colonne bianche non lontano da luoghi molto più carichi di passato e simboli: la plaza de Mayo, la Casa Rosada, la Cattedrale dell'episcopato. È il "microcentro" della capitale argentina, la City. Un reticolo di stradine pedonali dove di giorno è quasi impossibile camminare senza sbattere contro qualcuno ma che, dopo il tramonto, si svuota diventando un labirinto abbastanza pericoloso per l'incolumità del neofita.

È qui, nella Banca centrale, che si combatte in queste ore l'ultima guerra d'Argentina, la battaglia del peso. Sostenere la moneta locale dalla svalutazione sta costando alle riserve monetarie del Paese quasi 200 milioni di dollari al giorno. Tanti ne stanno gettando sul mercato i funzionari della Banca per impedire il disastro. Ma, a questi ritmi, è una guerra già persa. Sul campo minato della battaglia finanziaria l'Argentina ha già lasciato quasi 4 miliardi di dollari delle sue riserve nel breve volgere di dicembre e gennaio, l'estate australe da queste parti. Due mesi, massimo tre, dicono gli economisti, e quando lo Stato non avrà più dollari per sorreggere il valore della sua moneta arriverà il crac. Si salvi chi può.

D'altra parte basta dare uno sguardo alle cifre. Il dollaro si scambia sul mercato ufficiale controllato a 8 pesos mentre su quello "vero", parallelo, libero, continua a crescere. Era a undici, poi a dodici, oggi è a tredici. Il 60% di più. Per contenere la pressione, all'inizio della settimana, il governo ha dischiuso l'uscio. Ha svalutato e liberato parzialmente l'acquisto di dollari che era completamente proibito alle persone dalla fine del 2011. Non basta. La fuga dai pesos è ormai un fiume in piena e chiunque ha risparmi cerca di metterli al sicuro nelle monete forti.

Così l'Argentina è tornata a correre sull'ottovolante come alla fine del 2001 quando la crisi precipitò nel default, nella cancellazione del debito estero dei bond (che tanti risparmiatori italiani stanno ancora soffrendo) e in una delle svalutazioni più pesanti della storia. Lo scenario c'è tutto. L'inflazione cresce (+4% solo a gennaio), il deficit fiscale  -  ossia la differenza fra quanto lo Stato spende e quanto incassa  -  pure. Mentre i sindacati si preparano al rinnovo dei contrattipretendendo aumenti al di sopra del 30%, ossia l'inflazione reale del 2013. L'altro guaio che confonde la congiuntura è l'immagine di debolezza e confusione del governo.

La Presidenta Cristina Kirchner non c'è. A dicembre è scomparsa per settimane nei suoi possedimenti in Patagonia convalescente per una operazione. A causa di una caduta le si era formato un ematoma nel cranio. Ètornata a Buenos Aires solo per andare all'Avana dove, mentre il suo esecutivo tremava, si è fatta fotografare insieme a Fidel Castro e alla moglie dell'anziano ex lider maximo, Delia Soto del Valle. Ha evitato accuratamente il vertice economico di Davos. È nervosa, distratta.

Forse vorrebbe addirittura mollare prima di essere travolta dalla tempesta in arrivo. In tv vanno, una volta per uno, il capo dell'esecutivo, Capitanich, e il ministro dell'Economia, Axel Kicillof. Provano a mettere delle pezze. Chi compra dollari per la paura del crollo del peso è "un traditore della patria", affermano. "L'ultima svalutazione non avrà effetto sui prezzi", giurano. Altrimenti minacciano multe e sanzioni ai negozi che "speculano".

Ma il circolo ormai è vizioso e nessuno sa veramente cosa fare perinvertire lo scivolone ormai dietro l'angolo. Se lo Stato spende i suoi dollari per sostenere il peso, non ne ha per finanziare le importazioni. I supermercati si svuotano, le fabbriche si fermano. La scarsità dei prodotti rilancia l'inflazione. Nessuno vende perché non sa quanto costerà domani quello che ha. Così si favoleggia di container alla rada lontano dal porto pieni di mercanzie che gli importatori non scaricano. Aspettano per evitare di perderci.

Il problema  -  dice un analista finanziario  -  è che a Buenos Aires da tempo "il denaro scotta in mano". Una famiglia di classe media che ha risparmi in pesos non sa cosa farsene senon osservare come perdono valore. Non li mette in buoni del Tesoro perché dopo il fallimento del 2001 non si fida. Fino all'altro ieri non poteva neppure cambiarli in dollari perché era proibito.

E non può neanche investirli nel mercato immobiliare perché, da quando Cristina ha deciso che le transazioni per l'acquisto di immobili possono avvenire solo in pesos, nessuno vende più. Stagflazione è la parola maledetta. Vuol dire stagnazione economica, crescita inesistente del Pil con inflazione alta. È comunque il destino prossimo dell'economia argentina se i suoi piloti riusciranno a salvarla dal tracollo del default della fine dei dollari nelle casse del Banco Centrale.

In fondo è uno scenario semplice, il governo dovrebbe tagliare, e molto, le spese. Ma non può, senza incendiare il Paese. In questa strettoia da brividi Capitanich e Kicillof si trovano abbandonati dalla Presidenta. Kicillof è un ministro dell'economia molto giovane. Poco più di quarant'anni. Ha assunto l'incarico a dicembre scalzando il suo rivale perché, si dice, ha sedotto Cristina intuendone la psicologia. È piuttosto bello, ma anche un po' presuntuoso. Kicillof è un simpatizzante di Carlo Marx. Da assistente all'Università faceva lezioni sul plusvalore e sul feticismo delle merci. Ora vorrebbe smentire i manuali d'economia e avviare l'Argentina verso la "fine del capitalismo".

Nuove tormente sembrano inevitabili anche se la differenza con il 2001 è profonda. Questa volta l'Argentina è da sola con i suoi ciclici drammi politico- economici. Si teme un contagio regionale, ma nulla di più. Il Paese della Kirchner è da tempo fuori dai mercati del credito, litiga con l'Fmi e non ha forme per finanziare i suoi debiti. Gli investimenti stranieri se ne sono andati verso la Colombia, nuovo gioiello dell'economia sul Pacifico. Se il peggio deve ancora arrivare la politica già si muove per spartirsi il dopo Cristina. Sperando che non sia così drammatico come si preannuncia.

Le elezioni sono lontane, in teoria. Fine 2015. Ma Cristina ci arriverà? Una variabile positiva, si sostiene nella capitale, questa volta potrebbe essere il Papa argentino. Sui giornali adesso Bergoglio furoreggia per la copertina diRolling Stone e il disegno nel quale vola come Superman. E c'è perfino un aspirante candidato che attende la benedizione dal Vaticano per la lanciarsi nella scalata alla Casa Rosada. È il presidente del Parlamento Julian Dominguez che sogna un movimento alla Solidarnosc, Wojtyla più Walesa, per rimettere a posto il Paese e regalargli un futuro meno tragico.

Poi c'è anche chi se ne va. È triplicato in pochi mesi il numero degli argentini che scelgono di spostare la residenza nel vicino Uruguay. Lungo le spiagge di Punta delEste. Hanno cominciato gli intellettuali e gli artisti come la disegnatrice Maitena, famosissima qui per una deliziosa striscia di comics, e il ballerino Julio Bocca. E la tendenza ha successo.

D'altra parte perché restare a Buenos Aires che sarà anche bella ma è sporca, pericolosa, caotica e dall'avvenire incerto? Molto meglio il piccolo Stato riformista di Pepe Mujica. Magari noioso, ma ben governato e accogliente dall'altra parte del Rio de la Plata. Chi non può, e sono naturalmente la stragrande maggioranza, attende intrepido. L'Argentina è sull'ottovolante del suo ennesimo tango monetario e nessuno può prevedere quando e soprattutto come scenderà.

6 commenti:

Unknown ha detto...

06/03/2013

Egregio signor Ciai,

ho ascoltato ieri sera, su Sky, il suo commento telefonico sulla morte del Presidente Venezuelano.

Io rispetto le idee di tutti, ma un giornalista dovrebbe innanzitutto informare. Tanto per darle un parametro, il mio giornalista ideale è stato Enzo Biagi.

Lei vedrà, nei prossimi giorni come risponderà il popolo Venezuelano, esattamente come rispose il giorno 14 aprile 2002, alle quattro di quella mattina.

L’opposizione deve stare attenta a come si muove, perché non ci sarà questa volta un Chávez a fermare i Venezuelani, quelli veri, quelli dei barrios, che non permetteranno una sola sillaba contro il loro Comandante. Chi pensa che la Rivoluzione Bolivariana sia finita commette un grave errore.

Adesso, in America Latina, non c’è solo “la spada di Bolivar che cammina”.

Lei dice che Chavez occupò tutti gli spazi del potere, cosa molto opinabile, ma non dice che adesso le scuole sono gratuite per tutti, dall’asilo all’università, compreso materiale didattico, divise, assistenza medica, alloggio. Esattamente come in Italia, non è vero?

Adesso tutti gli studenti possiedono un computer e internet è gratuita. Esattamente come in Italia, non è vero?

Adesso la sanità è gratuita per tutti, compreso l’alloggio per i familiari e le cure mediche. Esattamente come in Italia, non è vero?

Per non parlare delle quattrocento mila cooperative, nate a dispetto di tutti gli ostacoli frapposti dall’oligarchia recalcitrante.

Sono nate decine di radio e TV locali, oltre alla messa in orbita del satellite per telecomunicazioni, che permette miglior comunicazioni in tutto il sud america.

Vada a vivere qualche anno in un barrio (Aeropuerto, Jardines del valle, ad esempio), accanto a quelli la cui vita è stata completamente cambiata dalle politiche “spregevoli” di Chávez.

Chávez sarà ricordato così come apparve il 14/4/2002, col crocifisso stretto tra le mani, pronunciando parole di riconciliazione, purtroppo inascoltate e derise.

Altri, come Capriles & C., saranno ricordati come mandatari di un golpe sanguinario e di uno sciopero disastroso, che misero in ginocchio il Venezuela.

Qualcuno può ancora pensare che questa gente possa ritornare a governare il Venezuela?

Evidentemente Lei lo pensa, io no.

Renzo Amenta

Unknown ha detto...
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Unknown ha detto...

ARGENTINA, nuove forme di colpo di stato
30 gennaio 2014 alle ore 1.13

Per gli amici italiani, cerco di fare un riassunto di ciò che sta accadendo in Argentina, vista l’informazione vergognosa che sta circolando in Europa.

Il nome da mettere è proprio questo “nuove forme di colpo di stato” che utilizzano pesanti speculazioni finanziarie, al posto dei carri armati.


Cerchiamo di mettere in ordine le cose descrivendo tutti gli elementi in campo. I grandi latifondisti argentini hanno immagazzinato una parte importante dei raccolti, lasciando invenduta nei silos grano per una somma di circa 10.000 milioni di Dollari, creando un danno importante al paese perché sono soldi che non sono entrati nella economia, con le relative tasse non pagate, decurtando le riserve in Dollari nella Banca Centrale.


Nello stesso spazio di tempo, i poliziotti provinciali iniziano una rivolta con il pretesto di “migliori salari”, mentre scatenano le mafie a loro servizio realizzando sanguinosi saccheggi nei quartieri delle grandi città. Non a caso tutto inizia nella provincia di Cordoba, dove il Governatori De la Sota è uno dei principali oppositori del Governo Nazionale di Cristina Fernandez. De la Sota concede immediatamente ai poliziotti tutto quello che chiedevano, sapendo molto bene che avrebbe scatenato un effetto domino nelle altre province, mettendo in seria difficoltà il Governo Nazionale che si ritrovò a dover trattare con una forza armata in stato di agitazione, riportandoci ai peggiori momenti della storia argentina.


Settimana scorsa la Shell in Argentina compra una grossa quantità di dollari a banche inglesi presenti nel paese, e li paga a un prezzo di circa il 10% in più del suo valore reale, scatenando una corsa al rialzo nel mercato nero di questa moneta. Solo 30 minuti dopo di realizzata questa operazioni le TV del Gruppo Clarin (e della CNN a livello internazionale)davano la notizia in catena nazionale, generando la VOLUTA E DESIDERATA psicosi generale, provocando l’aumento dei prezzi con la complicità delle grandi imprese distributori di prodotti di largo consumo.


La convinzione di questi tre eventi, creò le condizioni ideali per questa svalutazione della moneta argentina, cioè, colpire l’economia reale, produttiva, e i salari dei lavoratori in favore dei pochi potenti di sempre.

La speculazione finanziaria cosi come la vediamo in Argentina, si ripete negli altri paesi progressisti di America Latina con lo stesso obiettivo, destabilizzare l’economia e sovvertire la volontà popolare espressa democraticamente con il voto.


Da almeno 50 anni l’Argentina non ha conti cosi in positivo, una bilancia commerciale in positivo, basso debito estero, combinato con una bassa disoccupazione (6.7%) e i più alti stipendi di tutto il continente, con una crescita costante del PIL e della produzione industriale.

L’Argentina conta con tutti gli elementi per farcela, ci manca solo un dato: quello che li stessi argentini ci credano e considerino queste speculazioni finanziarie per quello che sono COLPI DI STATO


Fabio Beuzer

Unknown ha detto...

EL GOLPE ECONÓMICO SIGUE EN PIE
Por Sergio Scigliano

El objetivo primario es arrasar con las reservas del Banco Bentral, es decir llevarnos a un nuevo default que haga fracasar toda la política de renegociación de deuda de estos 10 años, y obligar al gobierno a tener que tomar deuda a tasas usurarias, para comenzar nuevamente el ciclo de endeudamiento escalonado que nos arrastrara a todos a la ruina, incluyendo todos los caceroleros, que perderán sus ahorros, deberán cerrar sus fábricas y comercios y despedir a sus empleados, ya no podrán conseguir divisas para viajar al exterior salvo que la paguen en el mercado negro a precios exorbitantes, pues el objetivo secundario es llevar el dólar al mayor valor posible.
Ya lo dijo ayer un dirigente de la Sociedad Rural: 8 pesos aun no es suficiente, y continuarán reteniendo los granos y la liquidación de la última cosecha, es decir que pretenden una devaluación forzada que lleve al dólar a un valor impagable, para obtener una ganancia multimillonaria a costa de la ruina de todos los demás argentinos, que ya ni televisores ni celulares podremos pagar y dejará un tendal de desocupados infernal.

El objetivo terciario, pero el principal, es voltear al gobierno, para que asuma la derecha neoliberal que sea funcional a las corporaciones que presionan con chuparse todas las reservas del tesoro nacional, y que a su vez serán los que nos prestarán los dólares que ellos mismos se llevaron, a una tasa también impagable, y elimine todas las retenciones a las exportaciones de granos que le permitan a la oligarquía terrateniente que siempre manejo este país según sus intereses, a quedarse con la totalidad de las ganancias, sin aportar al fisco ni un peso como el resto de los mortales debemos hacer.

Es momento que todos los argentinos tomen conciencia de lo terriblemente destructivos y devastadores que son las corporaciones financieras, la oligarquía terrateniente que forma parte de ellas ( los grandes pooles de siembra no son productores agropecuarios, ellos no viven de su cosecha, ellos viven de las finanzas. Su objetivo no es producir alimento sino producir dinero, por eso pueden darse el lujo de retener granos y dólares sin sufrir privaciones) y los medios de comunicación hegemónicos que forman parte de ese aparto chupasange y desarrollan una campaña de desinformación y de deformación y ocultamiento de la realidad, para confundir al pueblo, y volcarlos a la defensa de sus intereses en contra de los propios.

Este es el momento más importante de los últimos 30 años, y es la evidencia de que no vienen por CFK, sino por todos nosotros y el futuro de todas las generaciones que nos siguen. Solo el pueblo salvara al pueblo. El gobierno solo no podrá hacerlo. Debemos tener conciencia del peligro que significa esta coyuntura actual y estar dispuesto a defendernos con todas las armas posibles de este ataque feroz, que me atrevería a llamar la embestida final a un sueño hecho realidad y al bienestar del pueblo, que hasta hace 10 años había sido devastado.

Unknown ha detto...

http://spanish.larouchepac.com/node/21095

Unknown ha detto...

El imperio británico tiene en la mira a la Presidente de Argentina, Cristina Férnandez de Kirchner


4 de febrero de 2014 — El imperio británico está decidido a derrocar a la Presidente de Argentina, Cristina Fernández de Kirchner, utilizando a sus piezas como la oligarca Sociedad Rural Argentina (SRA), entre otras, para desestabilizar al gobierno y regresar al régimen de austeridad genocida de libre mercado, que devastó al país en la década de 1990, y que hoy está matando a la población europea bajo el mandato de la Troika (FMI, Comisión Europea y Banco Central Europeo).

Después de la decisión que tomó el gobierno el 24 de enero, de detener la compra ilimitada de dólares, que llevó al peso a devaluarse a 8 por dólar, los británicos aceleraron la guerra financiera que han venido llevando a cabo por meses, creando condiciones que llevaron al mercado negro, o tipo de cambio "azul", a una tasa de cambio de 13 pesos por dólar. La petrolera angloholanesa Royal Dutch Shell, la SRA y los grandes exportadores de granos como Cargill, Bunge, Dreyfuss y ADM, son cómplices en este esfuerzo imperial de desestabilización, en donde los exportadores de granos retienen 8 millones de toneladas de soya y otros granos —algunos estiman que podrían ser hasta 11 millones de toneladas— para forzar una devaluación mucho mayor, elevar los precios a nivel nacional y crear caos político.

Sin parpadear, el presidente de la SRA, Luis Etchevehere, afirmó sin rodeos en una entrevista con Infobae-TV el 23 de enero: "Conviene más especular con la inflación y el dólar que producir o fabricar productos".

El 1 de febrero, Lyndon LaRouche comentó que el Papa Francisco (argentino de nacimiento) se opone a esa estrategia en contra de Argentina, y que la desestabilización que está en camino es obra del imperio británico. Esto es interferencia extranjera, dijo, pero podría inspirar una reacción de macho entre los argentinos, que no van a tolerar esa interferencia extranjera. El Papa tendría algún interés en esto, él es la voz en esto, dijo LaRouche.

Gran número de medios informativos de Londres y de Wall Street se jactan de que le Presidente a quien ellos se refieren burlonamente como la "Reina Cristina", está destinada a caer como resultado de la actual turbulencia monetaria y financiera. Pero la salida de la organización de LaRouche de Argentina en el verano de 2013, fue la precondición que hizo posible este asalto contra la Presidente Fernández, como lo señalaron la presidenta del Instituto Schiller, Helga Zepp-LaRouche, y Dennis Small, director para Iberoamérica del semanario Executive Intelligence Review (EIR), en su videoconferencia del 27 de julio de 2013, titulada "¿Quién quiere derrocar al gobierno de Kirchner en Argentina, y porqué?"

La SRA que, como vocero de la oligarquía terrateniente, ha actuado como herramienta de los británicos por lo menos durante 100 años, y ahora encabeza la desestabilización dentro del país. El 27 de enero, se llevó a cabo una reunión en sus oficinas de Buenos Aires del llamado Foro de Convergencia Empresarial (FCE). Como lo señaló el periodista Ernesto Mattos el pasado 30 de enero, la FCE representa al mismo surtido de fuerzas "agro-financieras" que derrocaron a Juan Domingo Perón en 1955, a Isabel Perón en 1976, y que están decididos a hacer lo mismo hoy en contra de Cristina Fernández. Recordemos que el ministro de Finanzas de la dictadura militar de 1976 a 1983, quien desmanteló la industria y los logros científicos de Argentina, José Martínez de Hoz, propiedad de Londres, y que fue presidente de la Sociedad Rural. La SRA estuvo entre los defensores acérrimos de la junta militar.