mercoledì 11 gennaio 2012

intervista a Camila Vallejo (repubblica sera 22 dicembre 2011)

OMERO CIAI




Ventitré anni, gli occhi verdi, un viso morbido da cover-girl, il piercing al naso, i jeans strappati e la sciarpetta di alpaca: non fosse così incantevole la “compagna Camila” forse il lungo sciopero degli universitari cileni non avrebbe fatto il giro del mondo. E, nelle sue inquietudini di primo presidente eletto dalla destra cilena vent’anni dopo la fine della dittatura di Pinochet, Sebastian Piñera non avrebbe potuto immaginare incubo peggiore: l’irruzione sulla scena di una bella ragazza che ha trasformato la battaglia per l’istruzione pubblica in una emergenza nazionale affondando la sua popolarità, alle stelle dopo il salvataggio dei 33 minatori nel deserto dell’Atacama, al di sotto del 30 percento. “Non basta una bella faccia – risponde Camila Vallejo Dowling – per portare in piazza un milione di studenti e genitori, ed avere il sostegno della maggioranza dei cileni”. Figlia di due piccoli imprenditori che vendono caldaie, studia geografia, ed è fidanzata con Julio Sarmiento, un leader studentesco che l’ha preceduta nella presidenza della Fech, l’organizzazione degli studenti dell’Università del Cile. Amabile, chiara e rigorosa nell’eloquio, Camila ha anche molte buone ragioni.



Questa settimana i lettori del Guardian ti hanno nominato “personaggio dell’anno” e secondo un sondaggio in Cile sei la donna più ammirata dalle adolescenti. Hai battuto l’ex presidente Michelle Bachelet e Violeta Parra.



“Che orgoglio! Magari questa ammirazione si trasformasse in atti concreti. E’ bello che le ragazze più giovani abbiano dei punti di riferimento come posso essere io o altre persone. Le donne in Cile devono intervenire di più nella vita pubblica, impegnarsi in politica, affrontare il compito di guidare trasformazioni profonde in una società ingiusta come la nostra e assumerne le responsabilità”.



Il tuo 2011 è stato un anno vissuto pericolosamente, sempre in prima linea. Com’è cambiata la tua vita?



“Praticamente non ho più una vita privata ma credo sia il prezzo da pagare quando si prende parte ad una battaglia politica come quella di un movimento studentesco che vuole trasformare le regole e riconquistare l’istruzione come un diritto sociale per tutti. In Cile l’Università è classista: se puoi pagare hai le condizioni migliori, altrimenti la tua famiglia è costretta a far debiti con le banche per farti studiare. E’ un modello imposto col sangue dalla dittatura di Pinochet che i governi di centrosinistra non hanno modificato, noi ora vogliamo cambiarlo”.



Centinaia di interviste, copertine in tutto il mondo: curi diversamente la tua immagine?



“No, mi vesto come mi vestivo un anno fa. E se un giorno decido di truccarmi è solo perché ne ho voglia e non perché devo andare in tv. So di essere carina e non ho problemi ad ammetterlo ma ho già detto che non ho deciso io quale sarebbe stato il mio aspetto, invece ho deciso qual è il mio progetto politico”.



Si parla già di una tua candidatura al Parlamento, ti aspettavi tutto questo successo?



“Neanche per idea ma le richieste degli studenti e dei loro genitori per cambiare il sistema scolastico ed ottenere l’istruzione gratuita e di qualità per tutti vengono da lontano. Siamo una maggioranza sociale e alla fine chi sta al governo dovrà ascoltarci. Ora il nostro obiettivo è quello di coinvolgere altri attori sociali nel progetto, senza l’appoggio delle forze produttive, dei sindacati, dei partiti, gli studenti non hanno la forza sufficiente per piegare il governo.”



Hai ricevuto minacce, sei scortata?



“Solo durante i cortei da alcuni compagni dell’Università. Cerco di fare una vita normale, di uscire di casa da sola, passeggiare, andare a qualche festa. Di solito ci riesco”.





Che cosa ti piace della politica?



“Mi piace quel che è ovvero in quale maniera viviamo in società e ci mettiamo d’accordo per fare cambiamenti dei quali possa beneficiare la maggioranza. E’ questa è un’arte per nulla facile da apprendere perché spesso tendono ad essere dominanti le differenze o le sfide personali ma quando si superano queste difficoltà tutti possono uscirne arricchiti. La politica è ingrata ma quando si raggiungono il consenso, gli accordi, è una evoluzione: ecco cosa mi piace davvero del fare politico, il fatto che riesca a regalarti sempre una visione più globale dei problemi”.



Meglio le donne o gli uomini in politica?



“Non si può generalizzare. In ogni caso non mi piace l’intolleranza di chi prende una posizione e non si muove più, preferisco chi costruisce proposte capaci di superare le differenze”.



Cosa non ti piace della politica?



“Non mi piacciono il doppiogioco, né l’ipocrisia e l’opportunismo di una politica che si contrappone all’etica”.



Ci sono letture e persone importanti nella tua formazione politica?



“Ho letto Gramsci e Carlo Marx ma la figura politica più importante per me è stata quella di Salvador Allende”.



Sei iscritta alla federazione giovanile del partito comunista cileno e hai detto che sei orgogliosa di essere comunista. Non è un modello fallimentare? In Europa il socialismo reale e i partiti comunisti se ne sono andati con il 1989.



“Quella cilena è una storia completamente diversa. I comunisti sono stati perseguitati dalla dittatura militare e forse per questo sono sopravvissuti alla caduta del Muro di Berlino che qui in Cile coincide con il referendum del 1989 nel quale venne sconfitto Pinochet e si aprì la strada per il ritorno della democrazia. Il pcc non è mai stato un partito totalitario ed essere comunista per me oggi significa soprattutto impegnarmi contro un modello neoliberale che crea diseguaglianza sociale”.



Una volta nel corso di quest’anno hai detto: “Magari ci fosse un luogo dove non essere costretta a parlare di politica universitaria, dove rilassarsi”. L’hai trovato?



“No, ancora lo cerco”



Dal primo gennaio non sarai più portavoce della Fech, l’organismo degli studenti dell’Università del Cile, cosa cambia nella vostra protesta?



“Non cambierà molto perché rimarrò come vicepresidente e l’anno prossimo il nostro movimento proseguirà perché non abbiamo ottenuto nulla dal governo Piñera. Si è dimesso il ministro dell’istruzione ma fra le nostre richieste e le loro proposte c’è ancora troppa distanza”.



In Cile adesso inizia l’estate, vai in vacanza?



“Devo studiare per laurearmi in Geografia entro marzo. Poi voglio iscrivermi ad un master. Per le vacanze non ho tempo”.

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