Nestor Kirchner abbraccia Hebe de Bonafini dopo l'abolizione delle leggi di indulto e amnistia per i crimini commessi dalle Forze armate durante la dittatura (1976-83) |
Una piazzetta, un ponte, un torneo di calcetto. Poi viali,
scuole, aeroporti, centri sportivi, facoltà, stazioni, musei, teatri, parchi, sale
congressi, ambulatori, ospedali. Persino fabbriche. La febbre per rendere
omaggio all'ex presidente Nestor Kirchner, il marito della presidente Cristina,
morto d'infarto a sessant'anni nel 2010, s'è ormai impossessata dell'Argentina
e contagia ogni luogo del Paese. Dovunque scoprono busti, ritratti, statue e gli
intitolano qualcosa. Nell'hotel Santa Cruz a Rio Gallegos, in Patagonia, hanno
chiamato "Nestor Kirchner" addirittura la saletta della pausa caffé. Migliaia
di chilomentri più sù, a Misiones, l'ultima provincia del nord argentino
incastrata fra il Paraguay e il Brasile, gli hanno intitolato un intero
quartiere, una linea di autobus, e un commissariato. Vicino a Buenos Aires
anche una mensa scolastica e una biblioteca sono dedicate al ricordo del
defunto presidente. Il culto della personalità nel peronismo, il movimento
politico che domina la scena argentina da quasi settant'anni, non è un fenomeno
nuovo. Ma finora era circoscritto al generale Perón e soprattutto alla sua seconda
moglie, Evita, morta giovanissima a 33 anni nel 1952. Con Nestor ha rotto gli
argini tanto da offuscare la memoria del padre fondatore e germogliare un nuovo
inizio: il "neoperonismo" di Cristina.
Sindaco di Rio Gallegos e poi governatore della regione di
Santa Cruz, nell'estremo sud del Paese, Nestor Kirchner è stato in Argentina il
presidente della resurrezione dopo la bancarotta nazionale del 2001. Vinse le
elezioni nel 2003, marcate da una battaglia aperta tra le varie anime del
peronismo, superando al primo turno l'ex presidente Carlos Memen che si ritirò
evitando di affrontarlo al ballottaggio. Quattro anni dopo, nel 2007, nonostante
fosse molto popolare e senza avversari per ottenere un secondo mandato, lasciò
per dare spazio a sua moglie Cristina. Il
progetto della coppia era semplice: alternarsi negli uffici della Casa Rosada,
sede della presidenza a Buenos Aires, ogni quattro anni e rimanerci il più a
lungo possibile, aggirando la Costituzione che vieta più di due mandati
presidenziali consecutivi. La morte prematura di Nestor cancellò il disegno ma
favorì la rielezione della vedova che, nel 2011, stravinse parlando soprattutto
del consorte che non c'era più.
"L'Argentina - ha scritto Sylvina Wagner, giornalista e biografa
non ufficiale dei Kirchner - ha plasmato, come la maggior parte dell'America
Latina, il suo carattere sulla base del melodramma. Con Cristina, dopo molti
anni, l'Argentina ha recuperato la sua impronta melodrammatica come ai tempi di
Evita Duarte".
Per gli argentini Nestor è stato un modello. Gli ha
restituito l'orgoglio quando erano una nazione ferita. Litigando con tutti. Dal
Fondo monetario ai creditori. E poi con Bush figlio e con le aziende spagnole.
Con i vicini, dall'Uruguay al Brasile. Mostrando una presunzione che spesso
sconfinava nella pura superbia. Ma soprattutto Nestor ha avuto la fortuna di
montare in sella all'onda della ripresa economica, assicurata, per un paese
esportatore di materie prime come l'Argentina, dalla grande svalutazione
monetaria post bancarotta e dalla vorace domanda cinese di grano e soia. Cristina ha creato il mito di Nestor con
diligenza e impegno per poter governare. Nestor che reinventa il peronismo di
sinistra e abolisce l'indulto ai militari della dittutura, Nestor che combatte
contro le banche straniere e le costringe ad accettare un taglio del 70
percento sul debito estero dell'Argentina, Nestor che sbatte la porta in faccia
al Fmi, Nestor anti imperialista, Nestor superman. Tante cose sono vere, altre
meno. Fatto sta che oggi Nestor è l'unico leader peronista defunto ad avere un
possente mausoleo tutto suo. A Rio Gallegos dove nacque. Un monumento grigio in
pietra patagonica, cemento e granito, alto undici metri e largo sedici, di due
piani con cupola. Le spoglie di Domingo Perón, presidente dell'Argentina dal
1946 al '55 e fondatore del peronismo, riposano in forma molto più discreta in una villa di campagna a 40
chilometri da Buenos Aires. Da anni si parla di costruirgli un mausoleo ma poi
non se ne fa mai nulla. Quelle di Evita, la popolarissima Evita, stanno in un
modesto pantheon familiare nel cimitero della Recoleta, nel centro di Buenos
Aires. Nestor, invece, è ormai dovunque. La frenesia del ricordo è tale che un
giornalista del "Clarin", per prendere in giro tutti gli omaggi alla
memoria che si moltiplicano nel Paese, ha messo in rete un blog dove raccoglie le
foto di tutte le inaugurazioni di luoghi dedicati al marito di Cristina.
Nei piani di Cristina Kirchner la fondazione del mito
avrebbe dovuto avanzare insieme alla campagna per la sua seconda rielezione,
proibita dalla Costituzione. E' andata male. Prima un gran nemico, suo e di suo
marito, è addirittura diventato Papa. Poi alle elezioni legislative l'anno
scorso hanno vinto i suoi avversari, tutti peronisti, da Sergio Massa a Daniel
Scioli. E oggi Cristina sta entrando nel suo ultimo anno di presidenza.
Mestamente. Con i presagi di una nuova crisi del debito alle porte. Ma è
difficile che, lasciata la Casa Rosada, si limiterà a fare la nonna. Chi la
sostituirà dovrà, più o meno apertamente, ottenere il suo appoggio.
Apparentemente da qualche tempo le chiavi della politica argentina sono state
trasferite a Roma, in Vaticano, nelle stanze di Papa Francesco. Non c'è
politico che non chieda udienza, sostegno, benedizione al Papa argentino. Ma
Cristina è tosta. E caparbiamente continua a inaugurare ossequi a Nestor in ogni
angoletto del Paese. Lei e Lui, leader inossidabili del neoperonismo.
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