giovedì 16 febbraio 2012

Capriles, lo sfidante di Chavez (Repubblica sera 14 febbraio 2012)

Se per battere Hugo Chavez alle elezioni, un superman delle urne che da quindici anni vince tutto, è necessario rompere la polarizzazione fra aristocrazia e ceto medio da una parte e la massa di poveri e poverissimi dall’altra, con le primarie di domenica scorsa l’opposizione venezuelana potrebbe aver trovato l’uomo giusto. Trentanove anni, avvocato, Henrique Capriles Radonski, non ha mai – come Chavez – perso un’elezione. Deputato a ventisei anni, poi sindaco per due volte di Baruta - un municipio del Gran Caracas - nel 2008 è diventato governatore dello Stato di Miranda, il secondo più grande del paese, strapazzando un peso massimo del “chavismo”, più volte ministro e vicepresidente, come Diosdado Cabello.

Con una nonna materna, Lili, sfuggita al Ghetto di Varsavia e all’Olocausto, e un padre erede,insieme ad altri fratelli, di un piccolo impero locale nei mass media, Capriles è un figlio della buona borghesia venezuelana ma in politica è un cristiano sociale che ama definirsi seguace dell’ex presidente brasiliano Lula e del leader anti-apartheid sudafricano Nelson Mandela. Mentre, nel privato, è un fanatico dell’esercizio fisico e dell’alimentazione sana. Single, ma promette di sposarsi presto, “appena troverò la donna giusta”, ha vinto le primarie per la candidatura dell’opposizione alle presidenziali del 7 ottobre grazie ad un progetto di centrosinistra moderato che sogna un Venezuela alla brasiliana con una forte economia di mercato riequilibrata dai programmi sociali dello Stato. E’ l’unica opzione che garantisce all’umiliata opposizione venezuelana di poter rivaleggiare con “il socialismo del XXI secolo” del “caudillo rosso”. “Se Chavez è il cammino verso il socialismo, con uno Stato che vuole essere guida di tutto, io sono il cammino del progresso”, dice Capriles che promette di diventare “un presidente per tutti” e riconciliare il paese (“come Mandela per il Sudafrica”) dopo anni nei quali – è stata la strategia vincente di Chavez – una metà dei cittadini è stata spinta a combattere con tutti gli strumenti del populismo l’altra metà. Poveri contro “escualidos” (gli squallidi) della borghesia.

L’altra prerogativa di Capriles, che ha vinto le primarie ottenendo l’appoggio del 62% di tre milioni di votanti, è quella di annullare, grazie alla sua giovane età, una delle armi migliori che ha avuto Chavez per raccogliere il consenso dei ceti più disagiati: il fantasma della restaurazione. Il ritorno al passato prima di lui. Non è un caso infatti che la candidatura più conservatrice all’interno del Mud - l’alleanza di trenta partiti, di destra e di sinistra, che forma l’opposizione – quella di Maria Corina Miranda abbia ottenuto un misero 4 percento. Persino la destra più dura dell’ex oligarchia ha capito che non avrebbe avuto speranze se non appoggiava un candidato dell’ala progressista, come Capriles o Pablo Perez (arrivato secondo), quella che idealmente fa riferimento all’ex guerrigliero ottanttenne Teodoro Petkoff, grande amico di Gabriel Garcia Marquez e, da sempre, spin doctor dell’antichavismo.

Il Venezuela che s’avvia verso il voto in autunno non è il paese dell’utopia. Al contrario di molti altri paesi dell’America Latina, che attraversano una fase di sviluppo, l’economia di Caracas annaspa. L’inflazione è altissima (27,6 percento), la disoccupazione anche. Ma grazie al petrolio il sistema tiene. Come spiega la storica, ed ex chavista, Margarita Lopez Maya “Mai come negli ultimi quindici anni la popolazione più povera del Venezuela si era sentita tanto al centro dell’attenzione, motivo che spiega il perché la popolarità del presidente-comandante sia ancora oltre il 50 percento nonostante la sua incapacità di dare risposte efficaci ai problemi e di individuare soluzioni reali. I ceti poveri – ha aggiunto Lopez Maya – sono quelli che hanno ottenuto più benefici da questo periodo, in termini materiali e simbolici. E si sentono identificati con una leadership come quella di Chavez perché ha le loro stesse origini. Per vincere l’opposizione deve diventare credibile anche per queste persone.”

La sfida elettorale fra Chavez e Capriles avrà anche una ripercussione internazionale forte. E non solo per un partner economico decisivo come gli Stati Uniti che vedono oggi la possibilità per la prima volta di liberarsi di un fastidioso avversario ideologico. Contro Washington Chavez sostiene la Cuba castrista ma ha anche stretto una forte alleanza strategica con l’Iran di Ahmadinejad. Capriles sta dall’altra parte. Lui è cattolico ma la sua famiglia appartiene alla comunità ebraica ed è legata ad Israele.

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