mercoledì 28 marzo 2012

Il Papa a Cuba, una Chiesa sorda e governativa (Rep 27 marzo 012)


Il regime cubano ha accolto il Papa, arrivato ieri sera a Santiago de Cuba (la seconda città dell´isola), con una retata che non si vedeva dai tempi di Fidel presidente. Una «pulizia ideologica» ha denunciato Yoani Sanchez nel suo blog: più di 150 oppositori sono stati fermati in varie provincie mentre ad un altro centinaio è stato ordinato, sotto la minaccia dell´arresto, di non uscire di casa nel corso dei tre giorni della visita. Bertha Soler, leader delle Damas de Blanco, l´organizzazione dissidente nata dopo i processi e le condanne della "primavera nera" nel 2003, afferma che alcune di loro saranno in piazza all´Avana per la Messa vestite di bianco e con un fiore bianco in mano. Ma che nel corso della visita di Papa Ratzinger la debole opposizione cubana avrebbe avuto vita difficile per manifestare e protestare è evidente da settimane. Alla loro richiesta di un incontro - «un minuto, solo un minuto» - con Benedetto XVI, le Damas non hanno ricevuto neppure risposta e lo stretto controllo dei servizi, della polizia e dei Cdr (i comitati di quartiere d´appoggio al regime) riuscirà molto probabilmente ad evitare anche il più piccolo segnale di dissenso.
Dietro a questa sordità della Chiesa nei confronti di qualsiasi posizione non allineata con la dittatura dei fratelli Castro c´è un patto di ferro fra l´arcivescovo dell´Avana, il cardinale Jaime Ortega, e Raul Castro. E´ un patto che non ammette sbavature ma che garantisce alla Chiesa locale un maggiore spazio politico crescente nella stagione delle riforme economiche che sta vivendo l´isola. La posizione di Raul verso la Chiesa cattolica è molto diversa da quella del fratello Fidel. Ai tempi della visita di Wojtyla nel 1996 l´allora Comandante en Jefe concesse il minimo. Liberò un po´ di carcerati (non tutti oppositori), ripristinò la possibilità di festeggiare il Natale, e concesse ai sacerdoti di poter svolgere qualche processione. Raul invece cerca nella Chiesa un alleato politico per affrontare i cambiamenti ed è disposto a concedergli un ruolo nella società molto più ampio. Ortega ha colto il ramoscello d´olivo ma sa benissimo che il prezzo da pagare per espandere l´influenza della Chiesa nell´isola è quello di abbandonare al suo destino, almeno per ora, l´opposizione civica minoritaria. Dalle Damas a Yoani Sanchez, dal cattolicissimo Osvaldo Payà ai piccoli movimenti del dissenso. Oggi per la Chiesa a Cuba c´è una missione superiore da compiere: accompagnare il regime verso nuovi approdi.
Così Papa Ratzinger riuscirà ad incontrare un malaticcio e ormai quasi 86enne Fidel - li compirà il 13 agosto - e forse addirittura Hugo Chávez, il presidente venezuelano che si trova all´Avana per curare un tumore, ma nessun dissidente. Lo spettacolo è perfettamente organizzato. A tutti i cubani Raul ha concesso tre giorni di ferie e le cellule del partito comunista hanno "invitato" i militanti a partecipare numerosi agli incontri che sua Santità avrà con la popolazione dell´isola. Insomma nulla dovrà turbare l´atmosfera di festa religiosa anche se qualcuno ancora spera che un breve faccia a faccia fra il Papa e le Damas possa ancora succedere. L´obiettivo principale del cardinale Ortega resta quello di ottenere da Raul, in cambio dell´alleanza, la soddisfazione di alcune richieste fondamentali: la concessioni di visti d´ingresso a sacerdoti e suore stranieri, l´autorizzazione a costruire nuove chiese (Raul ha già concesso l´apertura di un seminario all´Avana) e, soprattutto, educazione e mass media. Ossia la possibilità per i preti di insegnare religione nelle scuole e di accedere alla tv e ai giornali. Questo è il pacchetto che Benedetto XVI viene a promuovere. Oggi la prima Messa a Santiago de Cuba per festeggiare i 400 anni dal ritrovamento dell´immagine della Virgen del Cobre, patrona cristiana dell´isola.

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