sabato 10 marzo 2012

Nelson, un segugio per Chavez (venerdì 09/03/012)

















Le vere condizioni di salute del presidente venezuelano Hugo Chávez sono un segreto di Stato a Caracas da quando, a giugno dell’anno scorso, è stato operato per la prima volta all’Avana. Dopo alcune sessioni di chemioterapia, a ottobre, Chávez annunciò in diretta tv a reti unificate di essere completamente guarito e di essere pronto per
sconfiggere un’altra volta los escualidos (gli «squallidi», come li chiama lui) dell’opposizione alle presidenziali del prossimo 7 ottobre. L’istrionico capo del regno dell’oro nero sudamericano però non aveva fatto i conti con Nelson Bocaranda, il più famoso giornalista venezuelano. Autore di una rubrica settimanale di gossip politici su uno dei maggiori quotidiani di Caracas, El Universal, e di un blog, Bocaranda è anche il giornalista del Paese più seguito su Twitter. Di origine italiana, 66 anni,
niziò a lanciare i suoi Runrunes (è il nome della rubrica) all’inizio degli anni Ottanta ma solo con l’avvento al potere di Chávez le sue anticipazioni sono diventate per i
venezuelani un punto di riferimento imperdibile. Non solo per l’opposizione ma anche per gli elettori dell’ex militare. «Non credo» ha scritto «che i fedelissimi del presidente avranno mai l’onestà di riconoscere che ne so molto più di loro su quello che accade a palazzo Miraflores (la residenza presidenziale), ma con piacere continuerò ad informarli».
Così è successo anche l’ultima volta. È stato Bocaranda infatti a svelare la ricaduta di Chávez e la necessità di ricorrere di nuovo ai chirurghi gettando il Paese nell’incertezza. Con la campagna elettorale contro il nuovo avversario Henrique Capriles già avviata, il presidente sperava di operarsi ancora una volta senza dare troppe spiegazioni, ma lo scoop di Bocaranda lo ha costretto a rendere pubblico che la sua salute è di nuovo in pericolo. La scelta di Cuba per l’operazione fa parte di questa strategia della censura. All’Avana Chávez è sicuro che nessun medico dirà una parola di troppo sulla sua cartella clinica. Certezza che non avrebbe avuto né in Venezuela, dove ha rifiutato di operarsi; né in Brasile, nella clinica sirio-libanese di San Paolo che ha curato il tumore alla laringe dell’ex presidente Lula. La malattia di Chávez tiene con il fiato sospeso il Paese. Metà del Venezuela è con lui e spera di rieleggerlo a ottobre, l’altra metà è fortemente contro. Soprattutto, il caudillo rosso della «rivoluzione bolivariana» è un leader senza eredi. Nessuno, tra le persone che hanno condiviso con lui il potere negli ultimi dodici anni, ha un briciolo del suo carisma, della sua capacità di persuasione, della sua popolarità.
Il futuro del «chavismo» senza Chávez oggi è un mistero.

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